Gæstebruger
30. juni 2023
Cerco un albergo e prenoto per tre a Scia' On Martin, perché a cinque chilometri dalla fiera editoriale a cui partecipavamo per due giorni. Quindi, il pernotto era per ragioni lavorative. Qualche giorno prima avevo raggiunto telefonicamente la struttura per segnalare la presenza di un probabile quarto ospite e il desk mi propone una suite, alias «appartamento formato di due o più stanze» (Treccani). Dopo mezzanotte giungiamo all'albergo e per prima cosa chiedo al desk la fattura dell'importo inspiegabilmente prelevato in anticipo tre giorni prima dell'arrivo dalla carta di credito aziendale. La risposta è stata perentoria «Abbiamo già emesso ricevuta: doveva richiederlo all'atto della prenotazione!». Rassegnata, ma soprattutto sfatta dalla stanchezza del primo giorno di fiera, transeo e fornisco i documenti dei tre ospiti. L'addetta, dopo aver registrato il mio, chiede agli altri due ospiti, alias l'autore e la moglie residenti all'estero, di darle il passaporto, ventilando che il documento fornito non fosse valido. Le segnalo, sempre con educazione, che se erano atterrati a Malpensa ed entrati in Italia, evidentemente, alla dogana nessuno l'avesse neppure sospettato. Mi risponde che la questura non l'accettava. Insisto, sempre gentilmente e trattenendo l'irritazione che ormai aveva generato, di provare ad inserirlo per verificarlo direttamente. L'addetta effettua la prova e scopre, meravigliata, che era valido. Ripeto: sono entrati in Italia regolarmente, indi, i suoi sospetti sono infondati. Ormai era troppo tardi per abbandonare quella struttura, che già dimostrava non essere all'altezza della definizione «ricettiva», per trovare un qualsiasi motel a ore, visto che alle sette avremmo dovuto alzarci e tornare in fiera. Quindi, prendo la chiave elettronica per dirigerci alla «suite» e l'addetta spiega che dopo l'ingresso bisognava portarsi dalla parte opposta per attivare il sistema elettrico della «suite» e specifica di non dimenticare nulla, perché la «suite» era lontana, ma garantiva condizioni di ottimo riposto, perché molto silenziosa. Dopo aver scalato ben 47 scalini, di cui la metà a chiocciola, giungiamo davanti alla «suite» e strisciamo la chiave elettronica. Aprendo la porta ci troviamo in un abbaino che attraversiamo per inserire la tessera, obbedendo alle istruzioni pedissequamente, e quando si accendono le luci scopriamo che la «suite» equivale ad uno stanzone con letto matrimoniale e un divano letto, già aperto e preparato per la notte! Essendo irrespirabile l'aria per il caldo apriamo le finestre e inseriamo l'aria condizionata: il terrazzino dà sulla provinciale! Senza neppure proferire parola mi preparo e mi getto sul divano letto lasciando il matrimoniale agli sposi. Ci accordiamo per la sveglia e cerchiamo tutti di recuperare le forze per la giornata seguente, malgrado il rumorosissimo sfrecciare delle auto sotto il terrazzino. Al risveglio la mia schiena era a pezzi, non solo per il caldo, perché il condizionatore p
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